Primo Distretto del Cibo del Piemonte

Il Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese è un nuovo organismo, nato per lo sviluppo del settore agroalimentare del territorio e delle aziende agricole che vi operano. 

E' il primo Distretto territoriale del Cibo del Piemonte ed una realtà costituita nel 2022, ma già molto importante in quanto agisce su un'area molto definita, il Pianalto, con l'adesione di 26 Comuni.

La forza del Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese sono: la biodiversità delle produzioni, le integrazioni aziendali e le differenti attività agricole. Le coltivazioni presenti sono: cereali, legumi, ortaggi, frutta, uva, fieni, erbe officinali e vivaismo; di rilevo è l'allevamento di bestiame per carni, latte e latticini e di insetti per il miele, fino alla produzione di biogas. Una ricchezza basata sulla presenza di piccole aziende agricole forti nel garantire un alto livello di qualità. E' un Distretto strategico per la produzione di cibi sani, genuini, freschi, per nutrire il torinese... e non solo.

Il presidente Roberto Ghio "l' agricoltura e i suoi prodotti sono fondamentali per area torinese"

Il Distretto del Cibo del Carmagnolese-Chierese è attivo soprattutto con conferenze e incontri per dare attuazione e sviluppo all'organismo.

A parlarne è il Presidente Roberto Ghio, sindaco di Santena, uno dei 26 Comuni che costituiscono il primo Distretto del Cibo del Piemonte. Spiega funzione e obiettivi con un linguaggio molto chiaro, sottolineando cosa non è e non deve essere il Distretto del Cibo.
“Non è un carrozzone, ma non è neppure una realtà che si sovrappone alle Pro Loco dei diversi Comuni che lo costituiscono. Le Pro Loco svolgono un ruolo importante e creano eventi interessanti e per questo assolvono bene alla promozione di specifiche coltivazioni o particolari prodotti come gli asparagi, le ciliegie, i peperoni.
Cosa è il Distretto del Cib? Bisogna essere chiari e precisi per permettere questa realtà di esistere e di svilupparsi. E l'ente che deve sviluppare un territorio e ottimizzare il rapporto tra città e campagna. Deve puntare alla tutela del paesaggio e dell'ambiente. Fuori dal linguaggio politichese, il Distretto del Cibo deve valorizzare l'agricoltura, che non per nulla è definito il settore primario. Abbraccia al suo interno tutto ciò che l'agire umano fa, a partire dall'ambiente inteso come luogo in cui vivere nel migliore dei modi possibili. Non bisogna ricordanrdsene solo quando ci sono opere da fare, oppure si verificano cataclismi. Nessuno più dei nostri agricoltori è qualificato a parlare e a dare insegnamenti sull'ambiente, perché lo vive quotidianamente; è il loro posto di lavoro e il loro habitat".

Superamento del campanilismo


Il presidente dell'organismo prosegue "Il Distretto del Cibo nasce dal coraggio e dalla disponibilità di 26 Amministrazioni comunali che sono riuscite ad uscire dai confini del loro territorio, come si suol dire, dal vivere abbottonati, vecchia maniera sabauda fatta di prudenza, e caratterizzata dal detto "esageruma nen". I distretti del cibo debbono portare valore aggiunto all'ente regionale al fine di migliorare l'intera filiera produttiva che parte dall'agricoltura e arriva al consumatore in un ambito di educazione alimentare che parte dalle scuole cosa che sul nostro territorio, in qualche caso viene già fatto”.

"Vogliamo nutrire i torinesi"

Il Presidente Roberto Ghio con realismo evidenzia “il territorio del Distretto del Cibo non ha una produzione orticola e frutticola da grandi numeri, ma ha notevoli potenzialità come zona unica - quella del Chierese Carmagnolese - che “nutre” la Città di Torino. Per questo è iniziato un significativo confronto con il CAAT per affrontare il tema di come “nutrire” la tavola dei torinesi. L'obiettivo è stringere un accordo che consenta di gratificare la zona, il prodotto, il produttore, il commerciante.